The End of Evangelion

27 novembre 2014
Si conclude il manga di Evangelion, il punto di vista dell'opera da parte di Sadamoto.
E' con un filo di malinconia che mi accingo a scrivere qualche riflessione su uno dei manga che ha accompagnato oltre un decennio della mia vita. Sentimento che, in parte, sparisce presto ricordando anche la pesante vicissitudine editoriale di questo titolo la cui pubblicazione è iniziata in Giappone nel 1994 per concludersi nel 2013 (su rivista) con 14 soli albi complessivi (in Italia invece dal 1997 al 2014 in formato manga). Neon Genesis Evangelion, di qualunque versione si parli dalla serie tv passando ai film e alla Rebuild, è come sempre destinato a far discutere le orde di appassionati che nel bene e nel male si è trascinato durante questi decenni. Il nodo cruciale rimane sempre il medesimo: il suo finale e le possibili chiavi di intepretazione che esso implica. E questa volta, senza scomodare Hideaki Anno, mi concentrerò sulla versione manga di Yoshiyuki Sadamoto che il 20 Novembre, in contemporanea mondiale, è finalmente giunta a conclusione anche qui in Italia con la doppia pubblicazione della versione normale e Collection.
Per fare un breve riepilogo il manga iniziò la sua serializzazione circa 8 mesi prima della versione animata per rappresentare una sorta di lancio promozionale. Ben presto dopo l'uscita dei primi numeri, che hanno sempre avuto una cadenza annuale, il manga prese una direzione completamente diversa dall'anime, per scelta dello stesso Sadamoto che voleva rappresentare una sorta di suo punto di vista della storia. Grazie a questo, oltre a numerose scene aggiuntive e alla modifica di determinati eventi della storia (si pensi ad esempio a Toji che nel manga perde la vita invece di rimanere menomato come nell'anime), Sadamoto ha presentato un'opera molto più verosimile e priva di alcuni eccessi della versione televisiva. La caratterizzazione dei personaggi è la differenza più evidente per chi è stato un appassionato spettatore della serie: uno Shinji meno inerte e più attento ai propri sentimenti, una Rei meno fredda e priva di tatto e una Asuka forse meno acida della sua corrispondente animata. Dove Anno aveva portato all'esasperazione certi modi di essere dei suoi personaggi per seguire la propria visione eccentrica dell'opera, Sadamoto ha riportato il tutto su canoni più convenzionali. E l'opera ne tra un vantaggio enorme.
Si arriva quindi al finale scelto dal chara designer, molto bello ma per il sottoscritto decisamente al di sotto delle mie aspettative personali. Per chi non volesse anticipazioni o spoiler sul finale è caldamente invitato a proseguire la lettura dopo aver visionato l'ultimo volume del manga (per questo motivo eviterò nell'ultimo paragrafo sottolineature o grassetti)!
Si era già capito dal tredicesimo volume che la scelta sarebbe caduta sul finale stile The End of Evangelion, dove l'umanità veniva estinta grazie al Third Impact e raccolta sotto un'unica grande anima in cui non sarebbe più esistito dolore e sofferenza. Anche nel manga, Shinji, che ha trasceso i poteri di un Dio, decide alla fine di fermare il processo di unificazione delle anime (il tanto decantato Progetto di Perfezionamento dell'Uomo della SEELE) ma a differenza del film si ha un cosiddetto World Reset. Non si ha più quindi uno Shinji e Asuka divenuti i nuovi Adamo ed Eva di una umanità che è stata nuovamente estinta dopo il diluvio universale, ma un ripristino del mondo precedente dove tutte le anime che “ne avranno la volontà” faranno ritorno sulla Terra che è tornata ad essere come prima del Second Impact.
Un lieto fine che ci si poteva aspettare da un Sadamoto più distante dalle tinte dark e distruttive di Anno, forse per questo però più banale che mi ha ricordato moltissimo la recente serie di Angel Beats o ancora prima di essa Mai-Hime. Personalmente ritengo che viste le differenze e le potenzialità che erano emerse durante gli anni di pubblicazione si potesse avere una conclusione meno mainstream, per quanto comunque bella e apprezzabile. Stesso dicasi per il capitolo aggiuntivo, in cui facciamo conoscenza di una giovane collega di Yui che si rivelerà poi essere Mari Makinami. Perciò un extra decisamente fuori luogo e dedicato principalmente a pubblicizzare la Rebuild di Evangelion, appendice commerciale che avrei volentieri evitato.
Neon Genesis Evangelion comunque è così, prendere o lasciare. Un'opera destinata a far discutere in tutti i suoi aspetti ma che continuerà a commuovere, incuriosire e divertire ancora per molti anni a venire.

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